Il vecchio Bacco
Un uomo vecchio, ma alquanto arzillo
lo vedevo di sera, alle nove già brillo
che raccontava le sue avventure,
piene di particolari e grandi cure,
nel bar all’angolo della mia via.
A tutti faceva gran compagnia,
era simpatico per davvero
e di tutti i presenti il più sincero.
Ognuno sapeva che le sue storie
erano falsi di memorie;
solo fantasie,
ma nessuno fermava mai le sue poesie.
Racconti di dame e cavalieri,
draghi, mostri e arcieri;
filastrocche, favole e novelle
mai uditene di così belle.
Un uomo saggio e pieno di virtù,
baldo condottiero come re Artù;
e noi li alla tavola rotonda
che lo ascoltiamo mentre fuori gronda.
Scende la pioggia e noi dentro restiamo:
dalle intemperie ci ripariamo,
ci asciughiamo al calor del fuoco
mentre il vecchio continua il suo gioco.
Persino Bacco era nostro amico:
“Ciucchi e brilli questo vi dico!
voi mi rendete così giocondo
che di Vin riempirei lo mondo!
Non fa differenza se rosso o bianco
poiché dell’acqua ormai son stanco,
persino il tè od una birretta
o il latte di una bella servetta.”
Di li passan raminghi forestieri
dai volti scuri del lavor di ieri,
che senza casa cercan un rimedio,
notizie buone al loro tedio.
Almeno il vecchio di cuore buono
lì ristorava col dolce suo suono
comprendendo le loro fatiche
con parole d’ostilità amiche;
così che tanti amici avea,
di sbadataggine l’anima rea,
perché oggi al suo funerale
gli dedico un’opera musicale.