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Matonti Di Simona Elia

È estate anche qui, nella polvere fitta a ridosso dei pozzi,

tra le pietre stanche di sole, le cicorie ribelli e i cardi.

Filtrano strali di luce, sulle ombre fresche e dilatate

dei fichi d’india e degli olivi sul pendio.

Traforano con mano sapiente liquida dolcezza di aria contorta

i rami incardinati nel vento caldo del giorno che va.

E va l’estate, intensa sorpresa di cose nuove eppure già scritte,

nei codici ruvidi degli usci, a violentare solitudini stanche,

pieghe profonde di facce incolte e la fatica delle ceste dolci di frutta sul capo.

E va l’estate e respira respiri aspri di sole,

sui gradini disfatti delle scale bianche di zucchero e farina,

tra botti e fiaschi di vino bugiardo,

rossa di sangue e “cerase”, bruna di vita dolente,

dorata e oleosa lungo il frantoio che s’ insinua tra le case.

È estate anche qui, tra i muriccioli sconnessi,

all’aria tremante nella pozza secca di calura,

con l’erba rada e asciutta e i monti a distanza esatta d’infinito;

tra brocche d’avorio, canti d’ebbrezza e accenti di sagra

a sussurrare ritmi di festa negli anfratti bui e desolati del paese.

E va l’Estate e colora l’acquerello delicato all’imbrunire

prima dell’autunno, che pure sarà, a mitigare gravide ilarità di sole

coi nettari buoni d’uva raccolta , il profumo acre di tempo che scorre

e i taralli col naspro agrumato al limone.

Lunga nel tramonto, è la lingua di vinaccia esplosa nel cielo,

e fascinoso il tormento di brezza

nel crepuscolo silente a palpitare note dolci di sera.

Sapore pungente di gelso ha il ricordo.

Sulla pelle un brivido parla di te.

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